Correva l’anno 1992 e che la mafia avesse attaccato a breve Falcone e Borsellino era nell’aria, era solo una questione di settimane.
Si racconta che una sera Paolo Borsellino disse in senso ironico, ma allo stesso tempo reale a Giovanni Falcone, il suo grande amico di sempre, queste parole:
“Giovanni, ho preparato il discorso da tenere in chiesa dopo la tua morte: ”Ci sono tante teste di minchia: teste di minchia che sognano di svuotare il Mediterraneo con un secchiello… quelle che sognano di sciogliere i ghiacciai del Polo con un fiammifero… ma oggi signori e signore davanti a voi, in questa bara di mogano costosissima, c’è il più testa di minchia di tutti… Uno che aveva sognato niente di meno di sconfiggere la mafia applicando la legge”.
E’ così è stato, a distanza di tre decenni la mafia esiste ancora e la legge non è ancora in grado di sconfiggerla del tutto.
Qualche giorno prima della sua morte Giovanni Falcone rilasciò l’ultima intervista in una Tv pubblica, per la precisione alla trasmissione “Babele” , condotta da Corrado Augias, in onda su Rai tre, dove sosteneva con amarezza che in Italia “per essere credibili bisogna essere ammazzati”.
E’ così è stato, snobbato da mass media, colleghi e politici nella vita, elogiato e fatto eroe dopo la morte. Una credibilità che, per l’appunto, una buona parte del mondo politico gli aveva riconosciuto solo dopo il suo martirio, perchè quando era ancora in vita lo stesso giudice siciliano, padre del maxi-processo contro Cosa nostra del 1987 e principale protagonista del pool antimafia dei magistrati di Palermo, aveva subito non pochi attacchi dalla classe politica (si pensi alle polemiche innescate contro di lui da Salvatore detto ‘Totò’ Cuffaro e Leoluca Orlando) e da alcuni settori dello stesso Consiglio Superiore della Magistratura, che ne ostacolarono le mosse fino all’ultimo.
Di seguito mostriamo quell’ultima intervista di Giovanni falcone alla trasmissione Babele di Corrado Augias. Buona visione
GIOVANNI FALCONE NON AVREBBE SCRITTO “UN IDIOMA”CON L’APOSTROFO!