Dal giorno in cui Mario Draghi ha ricevuto l’incarico di formare un nuovo esecutivo molti ci chiedono che fine faranno bonus e incentivi vari. L’ansia sta prendendo piede soprattutto tra i percettori del Reddito di Cittadinanza che si chiedono se potranno ancora continuare a percepire il sussidio. Una cosa è certa, Draghi è contrario all’assistenzialismo e di seguito spiegheremo il motivo.
Dopo la caduta del Conte II il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dato l’incarico per formare un nuovo esecutivo all’ex presidente della BCE Mario Draghi. Le consultazioni con i partiti sono ancora in corso, ma tutto lascia presagire che la nazione si sta avviando verso la nascita di un nuovo governo.
man mano che le voci si fanno sempre più insistenti crescono i dubbi: cosa ne sarà dei bonus varati dal governo precedente?
Il destino di bonus e ristori dipenderà molto dalle linee di pensiero partiti che formeranno la nuova maggioranza, ma appare abbastanza chiara la linea del nuovo premier incaricato. Se tali partiti intendono dare l’appoggio a Mario Draghi dovranno condividere almeno in parte la sua linea altrimenti non avrebbe non avrebbe senso la nascita di questo governo.
Per ora Draghi, nella fase delle consultazioni ha parlato poco ed è stato molto ad ascoltare, ma in base a sue recenti dichiarazioni prima dell’incarico affidatogli, non è difficile capire come la pensa. Fatte queste premesse cerchiamo di capire che fine faranno bonus e ristori previsti dal Conte II.
La fine dei bonus a pioggia
Una cosa è certa, draghi intende promuovere la crescita, una crescita che non passa attraverso i sussidi ma attraverso le opportunità. La parola opportunità è intesa come creazione di posti di lavoro attraverso degli investimenti mirati. Questo è stato un argomento molto discusso specie in fase di consultazioni.
In una recente dichiarazione possiamo capire come la pensa il nuovo premier incaricato in merito:
“I fondi europei dovranno essere spesi con saggezza e intelligenza. Non si può puntare solo sui sussidi, ci dovranno essere soprattutto investimenti. Perché soltanto il debito buono può aiutare a creare posti di lavoro e a spingere l’economia“ ha affermato.
Analizziamo a fondo questa sua affermazione.
Per fondi europei si intendono soprattutto quelli provenienti dal Recovery Fund che non dovranno essere sperperati senza criterio ma spesi “con saggezza e intelligenza” per favorire la crescita. Draghi non intende puntare “solo sui sussidi“. Con questa affermazione si capisce chiaramente che non intende abolirli tutti, ma sicuramente una buona parte.
Meno sussidi più investimenti
Secondo l’ex presidente della BCE solo il “debito buono” può risollevare l’Italia. Il debito buono è rappresentato da investimenti mirati che dovrebbero contribuire alla creazione di nuovi posti di lavoro. Nel “debito cattivo” invece rientrerebbero proprio i sussidi. La linea è chiara, meno sussidi più investimenti.
Bisogna precisare che meno sussidi non equivale a zero sussidi. Molto probabilmente qualcosa resterà, ma sarà la fine di tutti i bonus a pioggia decretati dal precedente governo. Secondo alcune previsioni è difficile che si possa eliminare il Reddito Di Cittadinanza, anche per una forte presenza in maggioranza di sostenitori della misura come M5S, PD e LEU.
Inoltre la misura ha salvato molte famiglie e singoli cittadini dal baratro, e ha sostenuto l’economia in modo rilevante facendo salire la domanda interna. Ma tutti gli atri incentivi, detrazioni, ristori e sussidi minori potrebbero subire un forte taglio a vantaggio di maggiori investimenti sul lavoro.
Secondo altre recenti dichiarazioni di Mario Draghi, una opportunità per ripartire il più velocemente possibile dipenderebbe molto dal piano vaccini.
Questo non servirà solo a salvare vite umane ma anche a far ripartire l’economia. Solo nel momento in cui gli Italiani diventeranno immuni, tutte le attività potranno riprendere a pieno regime. Da questo si può prevedere l’intenzione di Draghi in merito ai ristori per le attività colpite dall’emergenza.
Più che ristorare le attività si punterà a farle riaprire, e a pieno regime, il prima possibile attraverso un massiccio investimento sul piano vaccini. Non sono da escludere però aiuti di altro tipo alle imprese in difficoltà.