A chi ha percepito indebitamente un bonus legato all’emergenza sanitaria l’INPS sta chiedendo di restituire indietro i soldi. L’ammontare del rimborso richiesto è pari a 1200 euro, che secondo l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale sarebbero state percepite indebitamente da alcune categorie di beneficiari. Vediamo tutti i dettagli di seguito.
Il bonus 600 euro
Poco più di un anno fa, quando l’epidemia ebbe inizio, il governo decise di stanziare i primi bonus per aiutare imprese, partite iva e lavoratori autonomi.
Fu varato il Decreto Cura Italia, che tra i vari punti prevedeva una indennità di 600 euro per imprenditori, partite iva e lavoratori autonomi che furono costretti a chiudere la loro attività a causa del lockdown generalizzato.
Stiamo parlando del famoso bonus 600 euro che è stato erogato dall’INPS per due mensilità, ovvero nei mesi di marzo e aprile 2020. Al bonus appena citato sono seguiti poi altri aiuti previsti dal successivo decreto Rilancio.
Proprio in relazione a questo bonus, l’INPS sta inviando lettere ad alcuni percettori di questa indennità che avrebbero percepito indebitamente entrambe le mensilità. I soggetti interessati dovranno quindi restituire l’intero ammontare dell’indennità, ovvero 1200 euro.
Questo è quanto si legge sulle lettere inviate:
“Gentile signore/signora a seguito di verifiche è emerso che lei ha ricevuto, per il periodo 01/03/2020 al 30/04/2020 un pagamento non dovuto sulla prestazione indennità per l’emergenza per un importo complessivo di 1.200 euro, per la seguente motivazione: è stata percepita l’indennità una tantum per l’emergenza, di cui all’articolo 28 del decreto-legge 17 marzo 2020 nr. 18, non spettante”.
Un vero e proprio colpo per chi ha ricevuto tale lettera e che sarà costretto a restituire il fretta le somme non dovute.
Lo scandalo del bonus-gate
Ad agosto dello scorso anno scoppiò lo scandalo del bonus-gate. Un gruppo di parlamentari, che oltre a ricoprire la carica istituzionale sono titolari di partita IVA, richiesero e ottennero il bonus 600 euro.
La notizia provocò indignazione e stupore nell’opinione pubblica e i soggetti in questione furono costretti a restituire il maltolto. Riuscirono ad ottenere l’indennità perchè comunque risultanti titolari di partita IVA.
Chi deve restituire i soldi all’INPS
Successivamente allo scandalo del bonus-gate il il Ministero del Lavoro è arrivato ad una decisione drastica: ha definito incompatibile il bonus dei 600 euro per coloro che hanno un qualsiasi mandato politico. La decisione pertanto ha effetto retroattivo, quindi i soggetti interessati dovranno restituire entrambe le mensilità del bonus 600 euro, ovvero 1200 euro.
Tradotto in parole semplici, chiunque ricopra una carica istituzionale, a livello nazionale, regionale, provinciale o comunale, e ha percepito il bonus indennità di 600 euro in quanto anche titolare di partita iva, deve restituire i soldi.
Il provvedimento quindi è esteso a sindaci, assessori, consiglieri comunali e regionali, governatori eccetera.
Una decisione che sembra essere giusta per per Parlamentari, Consiglieri e Assessori regionali. Ma assurda per i consiglieri comunali che generalmente percepiscono gettoni di presenza di poche decine di euro lordi. E in tanti casi, in molti piccoli Comuni non percepiscono nulla.