Non sempre la legge permette i pagamenti in denaro contante tra un soggetto e un altro, e in alcuni casi sono previste multe salatissime. Ognuno di noi dovrebbe conoscere i metodi di pagamento permessi in base alla situazione, specie in un periodo di lotta al denaro contante e all’evasione fiscale come questo.
Attualmente, secondo la legge, in alcuni casi non basta più un pezzo di carta e la firma di chi ha ricevuto il denaro per essere in regola. Per farla breve, non basta più una busta paga firmata in formato cartaceo per dimostrare alla legge che il datore di lavoro ha versato tutti i soldi previsti al lavoratore. I controlli dell’ Ispettorato del lavoro potrebbero scattare lo stesso.
Sono proprio i datori di lavoro che pagano ancora in contanti lo stipendio ai lavoratori assunti a rischiare multe salatissime fino a 5.000 euro. Dal 1° luglio 2018, secondo la Legge Di Bilancio varata lo stesso anno, il pagamento dello stipendio in contanti è tassativamente vietato. Tale provvedimento fu adottato per prevenire gli abusi contro i lavoratori.
Fino a 5.000 euro di multa ai datori di lavoro che pagano in contanti i dipendenti
Nonostante ciò ci sono ancora datori di lavoro che pagano in contanti i propri dipendenti assunti regolarmente. Secondo la legge il dipendente deve essere pagato tramite pagamenti tracciabili. Il pagamento deve corrispondere esattamente alla cifra esatta riportata in busta paga. Qualsiasi incongruenza potrebbe far scattare i controlli dell’Ispettorato, e si rischiano multe salatissime per il datore di lavoro.
La nota n. 5828/2018 dell’Ispettorato nazionale del lavoro stabilisce le sanzioni pecuniarie a carico del datore di lavoro che retribuisce i propri dipendenti in contanti.
La nota in questione recita:
“a far data dal 1° luglio 2018 i datori di lavoro o committenti corrispondono ai lavoratori la retribuzione, nonché ogni anticipo di essa, attraverso una banca o un ufficio postale con uno dei mezzi tracciabili a disposizione“.
Continua poi: “la violazione di tale precetto è sanzionata ai sensi del successivo comma 913, con la sanzione amministrativa pecuniaria consistente nel pagamento di una somma da 1.000 euro a 5.000 euro.
Nella nota è specificato che la sanzione è una sola e viene applicata per tutti i lavoratori che sono stati pagati in contanti:
“il regime sanzionatorio è riferito alla totalità dei lavoratori in forza presso il singolo datore di lavoro con la conseguenza che la sua applicazione prescinde dal numero di lavoratori interessati dalla violazione“.
Quindi, indipendentemente dai lavoratori interessati la sanzione è sempre la stessa, ma questa si moltiplica per ogni mensilità in cui si è verificata la violazione.
Secondo la nota infatti la norma “comporta l’applicazione di tante sanzioni quante sono le mensilità per cui si è protratto l’illecito“.