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Protesta camion: autostrada A1 bloccata, stiamo per fallire

Blocco tir A1 contro caro carburanti

Nel tratto autostradale dell’ A1 tra i casello di Caianello e Capua continua la protesta dei camionisti contro il caro carburanti, camion fermi e oltre 5 km di coda.

Blocco tir A1 contro caro carburanti
Blocco tir A1 contro caro carburanti

Oltre 5 chilometri di coda nel tratto dell’A1 compreso tra Capua e Caianello nel casertano, per via della protesta dei camionisti contro il rincaro dei carburanti, che sta colpendo, oltre alle famiglie italiane, in maniera più dura il settore dei trasporti.
Si tratta di blocchi mobili, prima del tratto autostradale appena citato infatti i camion hanno bloccato anche, causando rallentamenti e disagi,  il tratto che va dal casello che conduce all’autostrada Salerno-Reggio Calabria fino alla barriera di Napoli Nord.

I motivi della protesta

Il motivo della protesta è il rincaro dei carburanti, che sta portando praticamente allo stremo decine e decine di aziende di autotrasporti, ma non solo. La protesta è stata fomentata anche dal fatto che gli autotrasportatori sono costretti a lavorare, pagati sempre meno dalle società committenti. Le società committenti, spesso grandi gruppi, pagano al massimo 1,10 euro a chilometro, e ciò porta gli autotrasportatori a dover necessariamente ridurre la spesa, cosa impossibile dato il rincaro dei carburanti.

Eppure una legge che regola il rapporto di lavoro tra autotrasportatore e committente c’è. Come riportato da Repubblica:
<<Ad oggi c’è un decreto del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti che prevede un costo minimo per chilometro, da 1,36 euro e 2,50 euro, in grado di coprire le singole voci di costo sostenute dagli autotrasportatori, per esempio per il carburante, per l’autostrada, per il salario dell’autista, e dunque anche la sicurezza del viaggio>>.

Se le società committenti pagassero le cifre previste per legge, nonostante il rincaro carburanti il mondo degli autotrasporti riuscirebbe a cavarsela, ma in questo modo è impossibile. Il motivo è sempre lo stesso, in Italia esistono le leggi ma non ci sono controlli. Il Ministero dei Trasporti che dovrebbe per legge controllare, finora non  lo ha fatto.

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