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Assegno sociale più alto della pensione di vecchiaia: ecco cosa sta succedendo davvero

Percettore assegno sociale

In tanti si fanno la stessa domanda: perché chi ha lavorato e versato contributi prende meno di chi non ha mai lavorato? La risposta sta nel calcolo delle pensioni e nelle regole del sistema italiano. Scopri perché conviene, a volte, l’assegno sociale più della pensione di vecchiaia.

Molte persone rimangono sorprese quando scoprono che la pensione contributiva, anche con 20 o più anni di versamenti, può essere più bassa dell’assegno sociale. Una situazione che ha generato malumori, ingiustizie percepite e spesso anche una vera e propria “guerra tra poveri”. Mentre la pensione dipende da quanto hai versato, l’assegno sociale è legato solo alla tua situazione economica. Così succede che un lavoratore con anni di contributi riceve meno soldi di chi non ha mai lavorato. Un paradosso che colpisce tanti pensionati italiani, specialmente quelli che hanno avuto carriere discontinue, stipendi bassi o pochi anni di lavoro regolare. È importante capire come funziona il sistema per evitare sorprese. Vediamo insieme cosa cambia davvero tra assegno sociale e pensione contributiva.

Perché chi ha lavorato prende meno di chi non ha mai versato contributi

È una domanda che ti sarai fatto anche tu: com’è possibile che una persona che ha lavorato per 20 anni riceva meno di chi non ha mai lavorato? Succede, e anche molto spesso. Il motivo è semplice: oggi in Italia le pensioni vengono calcolate con il metodo contributivo, cioè dipendono da quanto hai versato all’INPS durante la tua vita lavorativa.

Se hai avuto stipendi bassi o pochi anni di contributi, la tua pensione sarà molto bassa. Per esempio, con 20 anni di lavoro a 1.200 euro lordi al mese, accumuli circa 100.000 euro di contributi. Alla fine, la tua pensione sarà di circa 430 euro al mese. Invece, l’assegno sociale, che è una misura assistenziale, nel 2025 arriva a 538,69 euro al mese. Quindi prendi più soldi senza aver versato un euro. Questo succede perché l’assegno sociale è pensato per chi vive in povertà assoluta, non per premiare il lavoro.

Il risultato? Tanti lavoratori si ritrovano penalizzati. Come Mario, che dopo 21 anni da commerciante prende 520 euro di pensione, meno della sorella che non ha mai lavorato. Una situazione che crea tanta amarezza e fa riflettere.

Pensioni minime, integrazioni e maggiorazioni: cosa devi sapere

Forse ti starai chiedendo: ma lo Stato non aiuta chi prende una pensione molto bassa? In certi casi sì, ma non sempre. Ci sono regole ben precise, e purtroppo non tutti possono beneficiare di aumenti.

Se la tua pensione è molto bassa, potresti avere diritto a:

  • Integrazione al trattamento minimo, che ti porta la pensione a circa 570 euro al mese (nel 2025);

  • Maggiorazioni sociali, cioè piccoli aumenti legati all’età e al reddito.

Ma attenzione: queste integrazioni spettano solo a chi ha una pensione mista o retributiva. Se la tua pensione è contributiva pura (cioè calcolata solo coi contributi, senza parte retributiva), non ti spetta l’integrazione al minimo. Quindi, anche se prendi 300, 400 o 500 euro al mese, non ricevi nulla in più.

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Inoltre, le maggiorazioni sociali arrivano solo in certi casi:

  • Se hai più di 60 anni, con aumenti graduali fino ai 70 anni;

  • Solo se hai redditi molto bassi;

  • E anche in questo caso, non valgono per tutti i tipi di pensione.

Chi invece riceve l’assegno sociale, spesso gode di tutte le maggiorazioni disponibili, proprio perché non ha altri redditi. Un paradosso, vero?

Il vero problema del sistema italiano

Tutto questo sta generando grandi disagi e frustrazione tra tanti pensionati. Immagina di aver lavorato 20 anni, magari facendo sacrifici, e poi scoprire che prendi meno soldi di chi non ha mai lavorato. È un colpo durissimo. Molti si chiedono: ma allora vale la pena lavorare? La risposta dovrebbe essere “sì”, ma il sistema non sempre premia il lavoro.

Il problema è che il metodo contributivo penalizza chi ha avuto carriere discontinue, chi ha lavorato in nero, chi ha perso il lavoro in anticipo o ha guadagnato poco per tutta la vita. E oggi sono in tanti in questa situazione. Donne, lavoratori autonomi, precari, part-time: tutte categorie svantaggiate.

E mentre cresce il numero di chi riceve pensioni basse, l’assegno sociale viene percepito come più vantaggioso. Ma attenzione: non tutti possono richiederlo. Serve avere zero o quasi reddito e rispettare requisiti molto rigidi. Quindi non è una soluzione facile per tutti.

Alla fine, il vero problema è che il sistema pensionistico italiano non riesce più a proteggere chi ha lavorato poco o guadagnato poco. E questo crea ingiustizie profonde che andrebbero corrette, perché il lavoro dovrebbe essere sempre valorizzato.

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