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Come ottenere l’indennità di accompagnamento? 3 motivi che devi sapere

Indennità di accompagnamento

A tutti gli invalidi a cui è stata respinta l’indennità di accompagnamento o a cui è stata data una percentuale inferiore rispetto a quella effettiva, nonostante la presenza di una o più malattie invalidanti, consiglio vivamente di leggere questo articolo per capire meglio come poter intervenire.

Indennità di accompagnamento
Anziana su sedia a rotelle

Cos’è l’indennità di accompagnamento

L’indennità di accompagnamento è una prestazione economica, che viene riconosciuta dall’Inps, per “aiutare” tutti gli invalidi che presentano patologie gravi, invalidanti, che hanno bisogno di continua assistenza e di cure specifiche.
Tale prestazione non fa reddito e non tiene conto né dell’età né del reddito del nucleo familiare o dell’invalido. Per poterla ottenere è indispensabile avere però patologie gravi. Patologie che non permettano all’invalido di svolgere gli atti quotidiani della vita come per esempio vestirsi, lavarsi, cucinare, fare la spesa, ecc.

La Commissione tiene conto delle seguenti condizioni dell’invalido:

  • L’impossibilità di svolgere gli atti quotidiani della vita, di conseguenza il bisogno di assistenza continua;
  • Terapie oncologiche invalidanti (chemioterapia soprattutto);
  • Bisogno di supporto in quanto impossibilitati a deambulare autonomamente.

Nonostante vi siano delle tabelle ministeriali a cui la Commissione medica fa fede per assegnare la percentuale d’invalidità ad ogni patologia, non a tutti viene riconosciuta tale indennità di accompagnamento, questo accade perché la Commissione Medica tiene conto in modo scrupoloso delle condizioni cliniche del paziente pur non considerando sempre la storia clinica o che l’invalido sia impossibilitato a svolgere gli atti quotidiani della vita.

A questo punto cosa succede? Che l’Inps rigetta la richiesta di indennità di accompagnamento, costringendo dunque l’invalido a presentare, entro 6 mesi dalla data di ricezione dell’esito negativo, il ricorso.

Le patologie più frequenti per ottenere l’accompagno

Le patologie più frequenti per ottenere l’accompagno sono:

  • Postumi di episodi ischemici;
  • Problemi di incontinenza urinaria e/o fecale;
  • Disturbi di Bipolarità e Schizofrenia in forme gravi;
  • Disturbi del neuro-sviluppo come l’autismo;
  • Malattie congenite come la sindrome di Down;
  • Morbo di Parkinson e/o Alzheimer;
  • Sclerosi multipla;
  • Menomazioni permanenti o problemi nefrologici con necessità di emodialisi;
  • Problemi cardiovascolari gravi, aritmie e cardiopatie;
  • Artrosi e artrite reumatoide di grado severo.

Molto spesso la commissione Medica dell’Inps si limita a riconoscere una invalidità del 100% ma senza l’indennità di accompagnamento.
In questo caso, affiancati da un avvocato specializzato nel settore previdenziale, si può presentare il ricorso al Giudice del Lavoro, entro e non oltre 6 mesi dalla ricezione dell’esito negativo.

Dopo aver presentato ricorso, l’invalido verrà sottoposto a visita da un consulente tecnico d’ufficio (CTU). La visita si concluderà con una relazione tale attestare o meno la necessità di un accompagnatore.
E’ importante presentare il ricorso in quanto è l’unico modo per ottenere anche i ratei arretrati a partire dal mese successivo alla presentazione della domanda amministrativa.

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Se vuoi sapere come avviene la consulenza online scoprilo in questo video.

Avv. Stefano Di Giacomo, esperto in materia previdenziale.
Per maggiori informazioni:

Sito: http://www.risarcimentierimborsi.it
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