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La nuova quota 84: donne in pensione anticipata a 64 anni e 20 di contributi

Donna al lavoro

L’attuale governo Meloni sta esplorando nuove soluzioni per il ritiro anticipato dal lavoro, in particolare per le donne. Una delle proposte in discussione è l’introduzione di una pensione anticipata a 64 anni con soli 20 anni di contributi. Questa soluzione si distingue dalle precedenti come l’Ape sociale e Opzione Donna, e potrebbe rappresentare un’evoluzione di Quota 84, specifica per chi è nel sistema interamente contributivo.

Il Nuovo Meccanismo di Pensionamento: Una Svolta per le Donne

Donna al lavoro
Donna al lavoro – Image by gpointstudio on Freepik

Il sistema pensionistico italiano ha subito diverse modifiche nel corso degli anni, cercando sempre di bilanciare le esigenze dei lavoratori con la sostenibilità economica del paese. L’attuale proposta del governo Meloni rappresenta un ulteriore passo verso la creazione di un sistema più equo e flessibile, soprattutto per le donne.

Il meccanismo in discussione prevede che le donne possano accedere alla pensione anticipata a 64 anni, purché abbiano maturato almeno 20 anni di contributi. Questa iniziativa mira a riconoscere le sfide particolari che le donne affrontano nel mondo del lavoro, come le interruzioni di carriera dovute alla maternità o alla cura dei familiari, che possono influenzare la loro capacità di accumulare contributi nel corso degli anni.

A differenza di altri schemi precedenti, come Opzione Donna, questa proposta non richiede che le donne abbiano raggiunto un emolumento specifico. Tuttavia, è importante notare che ci sarà un ricalcolo dell’assegno pensionistico basato sul metodo contributivo. Questo significa che l’importo della pensione sarà determinato in base ai contributi effettivamente versati durante la carriera lavorativa, piuttosto che su una media delle migliori retribuzioni. Sebbene questo possa risultare in un assegno pensionistico leggermente ridotto rispetto ad altri metodi di calcolo, l’obiettivo è garantire che il sistema sia sostenibile a lungo termine.

Inoltre, la proposta riflette un impegno a garantire che le donne abbiano accesso a opzioni di pensionamento che tengano conto delle loro esigenze e circostanze uniche. Con l’introduzione di questo nuovo meccanismo, il governo spera di offrire alle donne maggiore flessibilità e scelta quando si tratta di decidere quando e come ritirarsi dal mondo del lavoro.

In sintesi, il nuovo meccanismo di pensionamento rappresenta un tentativo di modernizzare e adattare il sistema pensionistico italiano alle realtà del XXI secolo, garantendo al contempo che le donne abbiano le stesse opportunità dei loro colleghi maschi di accedere a una pensione dignitosa.

Variazioni nel 2024

Nel 2022, le donne avevano la possibilità di ritirarsi dal lavoro in anticipo con un calcolo contributivo dell’assegno. Questo prevedeva un’età di uscita di 58 anni per le lavoratrici dipendenti e 59 anni per le autonome, con almeno 35 anni di contributi. Nel 2023, sono state introdotte agevolazioni per le donne con 35 anni di contributi che sono invalide civili almeno al 74% o che assistono un parente invalido. Per il 2024, le proposte in discussione sono:

  • Pensione tra i 60 e i 63 anni di età con 35 anni di contributi.
  • Pensione a 63 anni con 20 anni di contributi e ricalcolo contributivo dell’assegno.

Dettagli sul Nuovo Meccanismo

Il nuovo sistema di pensionamento anticipato sarebbe simile all’Ape sociale, ma dedicato esclusivamente alle donne. Dopo aver lasciato il lavoro, le donne riceverebbero un assegno fisso per 12 mesi con un importo massimo di 1.500 euro, senza rivalutazioni. Una volta raggiunta l’età pensionabile, passerebbero all’assegno regolare.

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Altre Proposte e Considerazioni

Oltre a Quota 84, si sta considerando di mantenere Quota 103, che permette il pensionamento anticipato con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Questo sistema, tuttavia, non è particolarmente vantaggioso per le donne, poiché a quell’età, in media, hanno solo 28 anni di contributi. Si prevede anche la possibilità di includere il riscatto della laurea, le agevolazioni aziendali e la rendita da pensione integrativa nel calcolo dei contributi.

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