Si dice che la Tavola di Smeraldo contenga tutta la conoscenza dell’universo. L’antica saggezza della trasmutazione, i segreti del cosmo e la longevità e i ricercatori ritengono che sia stata scoperta nelle Grandi Piramidi d’Egitto migliaia di anni fa. Ecco il testo completo
La tavola di smeraldo o smeraldina (in latino tabula smaragdina) è un testo sapienziale che secondo la leggenda sarebbe stato ritrovato in Egitto, prima dell’era cristiana.
Il testo era inciso su una lastra di smeraldo ed è stato tradotto dall’arabo al latino nel 1250. Esso rappresenta il documento più celebre degli scritti ermetici ed è attribuito allo stesso Ermete Trismegisto ,dagli egizi riconosciuto nel dio Thot. Esso apparve per la prima volta in versione stampata nel De Alchemia di Johannes Patricius (1541).
Considerata la fonte originale di filosofia ermetica e alchimia, la tavoletta di smeraldo è considerata come uno dei più antichi misteriosi testi sulla Terra.
Questo antico testo è ben noto tra i ricercatori dell’occulto, i filosofi e i cosiddetti alchimisti almeno dall’ottavo secolo.
La tradizione vuole che Ermete avesse inciso le parole della Tavola su una lastra verde di smeraldo con la punta di un diamante, e che Sara, moglie di Abramo, l’avesse in seguito rinvenuta all’interno della sua tomba.
Si pensa che questa tavola sia uno dei tanti documenti a contenere informazioni sulla pratica dell’alchimia e sui segreti dell’universo.
Si dice che la Tavola di Smeraldo contenga tutta la conoscenza dell’universo. L’antica saggezza della trasmutazione, i segreti del cosmo e la longevità e i ricercatori ritengono che sia stata scoperta nelle Grandi Piramidi d’ Egitto migliaia di anni fa.
Il testo della tavola di smeraldo
Di seguito riportiamo il testo originale tradotto in latino:
«Verum, sine mendacio certum et verissimum, quod est inferius, est sicut quod est superius, et quod est superius, est sicut quod est inferius: ad perpetranda miracula rei unius. Et sicut omnes res fuerunt ab uno, mediatione unius; sic omnes res natae fuerunt ab hac una re, adaptatione. Pater eius est sol, mater eius luna; portavit illud ventus in ventre suo: nutrix eius terra est. Pater omnis telesmi totius mundi est hic. Vis eius integra est, si versa fuerit in terram. Separabis terram ab igne, subtile a spisso, suaviter cum magno ingenio. Ascendit a terra in coelum, iterumque descendit in terram, et recipit vim superiorum et inferiorum. Sic habebis gloriam totius mundi. Ideo fugiat a te omnis obscuritas. Hic est totius fortitudinis fortitudo fortis; quia vincet omnem rem subtilem, omnemque solidam penetrabit. Sic mundus creatus est. Hinc erunt adaptationes mirabiles, quarum modus hic est. Itaque vocatus sum Hermes Trismegistus, habens tres partes philosophiæ totius mundi. Completum est quod dixi de operatione solis.».
Di seguito riportiamo il testo tradotto in italiano:
«È vero senza menzogna, certo e verissimo, che ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli di una sola cosa. E poiché tutte le cose sono e provengono da una sola, per la mediazione di una, così tutte le cose sono nate da questa cosa unica mediante adattamento. Il Sole è suo padre, la Luna è sua madre, il Vento l’ha portata nel suo grembo, la Terra è la sua nutrice. Il padre di tutto, il fine di tutto il mondo è qui. La sua forza o potenza è intera se essa è convertita in terra. Separerai la Terra dal Fuoco, il sottile dallo spesso dolcemente e con grande ingegno. Sale dalla Terra al Cielo e nuovamente discende in Terra e riceve la forza delle cose superiori e inferiori. Con questo mezzo avrai la gloria di tutto il mondo e per mezzo di ciò l’oscurità fuggirà da te. Questa è la forte fortezza di ogni forza: perché vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida. Così è stato creato il mondo. Da ciò deriveranno meravigliosi adattamenti, il cui metodo è qui. È perciò che sono stato chiamato Ermete Trismegisto, avendo le tre parti della filosofia di tutto il mondo. Completo è quello che ho detto dell’operazione del Sole.».
Il commento alla tavola di smeraldo
Di seguito i commenti che rivelano verso per verso il significato del testo della tavola di smeraldo.
“E’ vero, senza menzogna, certo e verissimo”.
Questa frase è un incoraggiamento d’Ermete nel proporre il suo insegnamento, egli assicura che quanto afferma è frutto della sua conoscenza, e della sua illuminazione divina, perciò dice: (certo è verissimo).
Ermete ha creato l’ermetismo, egli è uno spirito pratico, che quando parla si riferisce a conoscenze e a realtà che è riuscito a comprendere ed ad incarnare. Quando vuole comunicarle, a chi è nelle condizioni di comprenderle, usa la sintesi, concetti ermetici, non cade nella logorrea.
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“Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per le meraviglie di una cosa unica”.
Ermete con poche parole ci dice, che l’Uno, il Divino, scendendo verso il basso per il suo processo di creazione non muta la sua essenza, ne perde i suoi poteri.
Egli è immanente in tutto, nascosto agli occhi di chi non è capace di vedere, resta Uno ed è presente in tutte le cose che vivono per mezzo suo, senza di Lui nulla sarebbe stato creato, vive in eterno invisibile sotto la molteplicità.
L’alchimista, l’iniziato, deve comprendere che la sua “Essenza” la sua anima immortale è una Scintilla emanata da quel Dio non manifesto, senza nome, purissimo Spirito che regna in eterno nell’universo.
Anche nella tradizione religiosa, alla domanda dove è Dio? Si risponde: (Dio è in cielo, in terra, in ogni luogo).
L’insegnamento metafisico che successivamente fu in occidente di Platone, “Il Nous, l’Uno-Bene” ed in oriente di Samkara, “Il Brama-Nirguna” sono in piena sintonia con la Tavola di smeraldo, che con l’Uno esprime il divino dal quale provengono tutte le cose.
Ermete dice: (per le meraviglie di una cosa unica).
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“E siccome tutte le cose sono e provengono dall’Uno, così tutte le cose sono nate da questa cosa unica per adattamento”.
Se abbiamo finalmente compreso che tutto ciò che esiste nell’universo è sempre derivato dall’Uno, avremo compreso anche che per adattamento, cadendo nel quaternario, dall’unità si passa nel mondo duale.
L’anima s’incarna in un corpo e l’uomo commette l’errore di credersi unicamente il contenitore, il corpo mortale, dimenticando, o ricordando vagamente la Scintilla divina nascosta nel suo cuore.
Da qui inizia, per chi ne sente veramente la necessità, un percorso iniziatico non facile, che passo dopo passo lo porta alla ripresa di coscienza della sua Natura divina, il ritorno all’Uno.
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“Il Sole è suo padre, la Luna è sua madre, il Vento lo ha portato nel suo ventre. La Terra è sua nutrice e suo ricettacolo.
Qui è il Padre di tutto, il Telesma del mondo universale.
La sua potenza resta intera, se convertita in terra”.
Ermete si esprime in modo figurato usando allegorie e simboli, l’Uno è il connubio del Sole e della Luna e ne contiene le due caratteristiche. L’Uno racchiude il maschile ed il femminile è l’unione dei contrari, le loro peculiari caratteristiche generano “la cosa unica”.
“Il vento lo ha portato nel suo ventre”, il vento freddo di tramontana e il vento caldo di scirocco, assumono una caratteristica circolatoria e quanto più vorticoso sarà il loro giro, tanto più fonderanno i due elementi in una visione unica.
Le leggi del micro e del macro cosmo erano ben conosciute dagli antichi e da Ermete.
Egli ci propone questa allegoria, questa metafora del vento, per farci comprendere che le polarità opposte si attraggono e sono portate ad integrarsi, l’iniziazione se compresa e ben condotta porta a questa sublime realizzazione.
Quando questo si verifica nasce un nuovo equilibrio che trascende il duale, supera il conflitto e si stabilizza nell’armonia e nell’Unità.
“La terra è sua nutrice e ricettacolo” essa è la madre generosa di ogni forma di vita, instancabile alimentatrice sia della flora, che della fauna e dell’uomo che, per adattamento, sulla terra assume un corpo entrando nel mondo della dualità.
“Qui è il Padre di tutto, il Telesma del mondo universale” Teleo viene da talismano, è la conclusione dell’opera, è l’Uno che si ricompone dall’unione del padre e della madre, del sole e della luna o del re e della regina.
Nella porta ermetica sotto il simbolo del sole compare l’epigrafe “Filius noster mortuus vivit rex ab igne redit et coniugio gaudet occulto” (Nostro figlio, morto, vive, torna re dal fuoco e gode del matrimonio occulto).
Per comprendere chi sia questo Re, che muore e torna in vita, siamo aiutati dall’iscrizione “Filius Noster”, in alchimia egli è il figlio del Sole e della Luna, è il Telesma d’Ermete, forte di ogni forza, che sale dalla terra e discende dal cielo.
Se con l’opera al bianco il Re era rinato alla vita, l’anima al di sopra delle acque del diluvio come candida colomba, con l’opera al rosso è ridisceso in essa trasferendole la luce, ma soprattutto riacquistando totalmente la sua vera Natura, quella divina, quella immortale.
Questa condizione veniva chiamata nell’antichità “Corpo perfetto”.
L’Androgino o Rebis alchemico è un simbolo molto rappresentato nell’antichità, esso assume forme diverse, ma tutte indicano l’unione del maschio con la femmina, del positivo con il negativo o delle due polarità contrarie, esprime il desiderio dell’uomo di ritrovare l’Unità.
Platone nel Simposio parla della punizione di Zeus inflitta all’uomo primordiale che era dotato dei due sessi, a causa della sua protervia lo fece dividere in due metà le quali affannosamente si desiderano e si cercano.
Anche nella bibbia apprendiamo che Adamo ed Eva vengono allontanati dal Paradiso perdendo l’immortalità.
Ermete ci fa comprendere che l’Uno, il divino si manifesta, diviene comprensibile con l’iniziazione quando viviamo immersi nel quaternario, sole, luna, vento e terra.
Le maggiori vie iniziatiche ai massimi livelli della loro scala di conoscenza, parlano d’una Visione che si “manifesta”, si entra in una realtà ineffabile, dove l’apparizione è una realizzazione che si determina interiormente, è la conoscenza iniziatica di una Realtà sopranaturale, è l’illuminazione della propria coscienza.
La contemplazione della Verità è possibile se la nostra anima purificata riesce a percepire l’Anima universale, la Coscienza cosmica o universale ed esprimerla nel mondo della materia, divenendo un magnete ordinatore che porta in manifestazione il Bene, “Ordo Ab Chao”.
Dante, fedele d’amore, quando finalmente ha raggiunto grazia e virtù da potersi elevare alla visione della Centralità cosmica ha appena la forza di bisbigliare: (Mi pare pinta della nostra effige).
Questa esperienza si può conquistare, ma non descrivere perché la parola umana non è idonea e rischia di sminuirla, si può indicare la via, ma poi rimane una conquista personale.
Altre vie iniziatiche, come la Massoneria , parlano di terra, acqua, aria e fuoco, il lavoro che s’effettua produce il ritrovamento della “Pietra occulta” ossia la ripresa di coscienza della nostra “Natura divina” Ermete dice: (La sua potenza resta intera, se convertita in terra).
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“Separerai la terra dal fuoco, il sottile dallo spesso, lentamente, con grande cura. Sale dalla terra e discende dal cielo, e riceve la forza dalle cose superiori e dalle cose inferiori.”
E’ l’operazione di rettifica della propria anima, essa viene mondata, purificata, dalle passioni che la tengono ancorata al corpo.
Questa operazione iniziatica va condotta con dolcezza, le passioni non vanno represse ma superate con maturità, non si devono provocare traumi psichici, Ermete dice: (lentamente con grande cura). L’iniziato deve riprendere coscienza della sua Natura divina, della sua immortalità, affrancandosi dal corpo ( sale).
Questa operazione in alchimia, successivamente prese il nome di “Nigredo” (Rettificazione) opera al nero, l’alchimista decanta la sua anima e arriva “all’Albedo” (Separazione) Opera al bianco.
Ermete dice: (Separerai la terra dal fuoco, il sottile dallo spesso). L’anima va distaccata dalle passioni del mondo, per poter affrontare la fase successiva che sarà quella della “Rubedo” (Unione).
Nella Porta ermetica fatta costruire dal marchese di Palombara nei pressi dell’attuale piazza Vittorio in Roma, una delle epigrafi dice: (Quando in tua domo nigri corvi parturiente albas columbas tunc vocaberis sapiens) quando nella tua casa i neri corvi partoriranno le bianche colombe tu sarai chiamato sapiente.
Le due frasi, quella citata da Ermete e quella della porta Ermetica, alludono alle stesse operazioni “ la Nigredo che diviene Albedo”.
La purificazione è la fase essenziale (Sine qua non) altrimenti tutto il restante lavoro della grande Opera rimane pura illusione.
Fino a quando la mente dell’uomo è impegnata con tutte le sue energie a voler raggiungere traguardi materiali anche con il danno dei propri simili, a soddisfare le proprie passioni, a voler accontentare l’io egoico, che come un bambino viziato brama con tutte le sue forze il balocco del suo desiderio, ma appena viene accontentato subito perde interesse e ne desidera un’ altro.
Le vie iniziatiche tradizionali, indicano un iter che propone un lavoro sulla propria anima, “l’introspezione e la rettifica”, che dai neri corvi porta alle bianche colombe.
Finalmente la nostra anima “mondata” è nelle condizioni d’elevarsi in attesa e nella speranza che maturi l’intuizione superiore, che è la luce dello Spirito, la quale scaturisce dal non noto, per vie sconosciute, manifestandosi alla nostra mente, nel nostro microcosmo, facoltà che è già in embrione nel nostro essere, ma è assopita e va risvegliata, va resa attiva, essa è lo strumento migliore per poter comprendere la fase finale dell’Opera.
Alcuni millenni dopo Albert Einstein diceva: (La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono).
Le grandi verità, non hanno tempo e sono a disposizione di chi riesce ad intuirle oltre il contingente.
L’anima una volta resa leggera, libera dai pesi delle passioni può rivolgere il suo sguardo verso il Cielo.
In quel grande viaggio iniziatico contenuto ed espresso nella Divina Commedia, Dante superato l’inferno e dopo aver percorso il purgatorio, gli vengono cancellate le sette “P”, che aveva incise sulla fronte dall’ala di un angelo e che rappresentano i sette peccati capitali.
Arrivato alla porta d’uscita del Purgatorio la trova invasa dal fuoco, ed ebbe paura di attraversarlo, ma Virgilio lo incoraggiò dicendo: (Credi per certo che se dentro l’alvo di questa fiamma stessi per mille anni, non ti potrebbe far d’un capel calvo).
“Igne. Natura. Renovatur. Integra”. Il fuoco rinnova l’intera natura.
Uscito dal purgatorio Dante cambia guida, viene abbandonato da Virgilio ed affidato a Beatrice ed insieme volano verso il Cielo.
Il poeta, quando s’accorge che sta volando, chiede spiegazione alla sua guida e lei gli risponde: (Maraviglia sarebbe in te, se, privo d’impedimento, giù ti fossi assiso, com’a terra quiete in foco vivo). Non c’è pertanto da meravigliarsi se rimossi gli ostacoli che prima l’impedivano, Dante ora non possa volare. Infatti sarebbe un miracolo, se puro come è diventato da ogni scoria di peccato, fosse rimasto ancorato alla terra.
Quando l’alchimista ha riconquistato la coscienza della sua natura divina, diviene un uomo nuovo, padrone dei diversi livelli del suo essere, Ermete dice: (riceve la forza dalle cose superiori e dalle cose inferiori). In lui convivono in armonia ed equilibrio l’uomo spirituale e materiale.
Parlando in termini alchemici siamo arrivati alla fase della “Rubedo” unirai il Mercurio (Anima) allo Zolfo (Spirito) realizzando le Nozze alchemiche.
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“Con esso avrai la gloria del mondo, ed ogni oscurità si allontanerà da te. E’ la forza forte di ogni forza, perché vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida”.
Ermete sicuramente non si riferisce alla gloria del mondo profano, ma indica chi ha raggiunto la Luce della conoscenza, egli non promette il riconoscimento dei potenti della terra o del popolo, perché anzi a volte l’ignoranza, l’invidia, il fanatismo e l’ambizione, hanno scatenato la follia, la cattiveria e gli iniziati sono stati derisi, infangati, imprigionati e a volte uccisi.
L’illuminazione è un dono che premierà chi ha purificato la sua anima e riacquistato la consapevolezza della sua anima immortale ed eterna, è quella componente spirituale che allontana le tenebre illuminando definitivamente la coscienza e ridandogli la dignità del Sacro.
Lo Spirito, fonte di vita, a causa dei nostri limiti, si manifesta solo attraverso le intuizioni, che sono lampi di luce interiore che ci rendono certi dell’esistenza dello Spirito, Ermete dice: (e ogni oscurità si allontanerà da te).
L’Illuminazione, la Luce ha un posto di primo piano sia nella tradizione esoterica dell’oriente che dell’occidente, è universale.
Nel Vangelo di Giovanni Evangelista, appare subito il carattere gnostico ed esoterico e l’universalità dei suoi contenuti, che prevalicano la teoria confessionale.
” Il Verbo, la Luce , la Vita ”
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio,
e il verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio.
Tutto fu fatto per mezzo di Lui,
e senza di Lui nulla è stato fatto di tutto ciò che
esiste.
In Lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la Luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l’hanno accolta.
Qui torniamo alla domanda dove è Dio? Lo spirito divino è ovunque nell’universo, esso pervade ed illumina ogni cosa, è l’animatore ed il creatore di tutto ciò che esiste nel creato, Ermete dice: (vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida).
Chi si è risvegliato, pur rimanendo sottoposto alle leggi del quaternario, restando vincolato al ciclo della vita, nascita e morte, è divenuto consapevole della sua Anima immortale, non teme più nulla neanche la morte fisica, egli ormai s’identifica con il suo Corpo di Luce.
L’Assoluto immanifesto, nella tradizione ebraica si occulta dietro “ Ayin il Nulla” ma è quel Nulla che contiene lo Jod, simbolo dell’eterna creazione.
E’ quella fiaccola sempre accesa, che diviene certezza, quando il buio scompare fugato dalla Luce come nebbia sotto i raggi del sole.
Rappresenta anche la ricerca di Dio per mezzo di negazioni, che non si alimenta di linguaggi logorroici e come avviene anche in oriente con il “neti neti” tibettano, non è questo, non è questo, è la tecnica migliore per cercare il Divino.
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“Così è stato creato il mondo”
Dopo quanto è stato detto Ermete sembra affermare ormai avrete capito come è stato creato il mondo! Naturalmente egli si rivolge a chi è nelle condizioni di comprenderlo.
E’ sbalorditivo, chiunque si celi dietro il nome d’Ermete, come ha potuto essere in possesso di una conoscenza ed illuminazione così completa ed esaustiva.
Sembra proprio ispirato dal cielo, come affermavano gli antichi.
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“Da ciò nasceranno meravigliosi adattamenti, il mezzo dei quali ti è qui dato”.
Ermete si riferisce all’alchimia, alla via iniziatica che per sua natura è assoluta ed eterna, afferma che con l’insegnamento da lui profuso nella tavola di smeraldo ci ha offerto il “mezzo” per fare nascere meravigliosi adattamenti.
Nascere nel senso di rinascere con l’iniziazione, come la Fenice che rinasce dalle ceneri.
Vi è una catena di maestri che nel tempo hanno tramandano l’insegnamento adattandolo all’evoluzione umana, il loro scopo è di non fare spegnere quella fiaccola, quella Luce, che le vie iniziatiche offrono a chi si è purificato.
I maggiori conservatori di questa Luce iniziatica sono stati i Templari, i Rosacroce, i Fedeli d’Amore e alcuni Maestri che con la loro opera hanno impedito alla sacra fiaccola di spegnersi.
L’argento, finalmente è diventato Oro alchemico, il Filius noster torna dalla sublimazione, è diventato Zolfo rosso o Sole, determinato dal sacro accoppiamento del Sole con la Luna , o del Re con la Regina , con il loro amplesso hanno generato l’immortale “Figlio”, così si compie la grande Opera.
Gli iniziati sanno che se non si passa attraverso la morte iniziatica si soccombe alla morte comune.
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“E’ perciò che sono stato chiamato Ermete Trismegisto, essendo in possesso delle tre parti della filosofia universale”.
Trismegisto viene da Tris-meg-(mag)-isto, maestro di terzo grado.
La parola filosofia si riferisce a “conoscenza”.
La conoscenza d’un vero iniziato non è frutto d’erudizione concepita come immagazzinamento di nozioni che diviene espansione dell’io profano e produce una ignoranza erudita.
La conoscenza è il risultato del lavoro iniziatico prodotto dal metodo e dalla norma, enunciato dai nostri rituali che hanno ereditato l’insegnamento dalle grandi vie iniziatiche del passato.
Come si può discernere fra erudizione e conoscenza?
L’erudito ostenta il suo sapere, abile nel parlare e nello scrivere, saranno le sue azioni a tradirlo.
Il sapere della mente non conta niente al fine della conoscenza iniziatica se resta fine a se stesso ed non apporta modifiche nel proprio stato di coscienza.
La conoscenza deriva dall’introspezione e dalla rettifica, chi riesce a trasformare le informazioni, la cultura, in stati di coscienza con il metodo iniziatico, crea un nuovo equilibrio interiore, illumina la propria coscienza e libera l’anima dalle passioni.
Parlare di verità è una cosa, essere nella verità è tutt’altra cosa.
Anche Aristotele insegna che conoscere equivale ad Essere.
Ermete incarna l’idea, egli era un Risvegliato, in lui brillava la conoscenza eterna, egli era ed è il Vero universale ed immortale.
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“Ciò che ho detto dell’Opera solare è compiuto”.
E’ l’assicurazione finale d’Ermete, non vi è più necessità di dire altro, nella tavola di smeraldo è contenuta tutta la conoscenza dell’Opera solare.
Egli affida all’umanità il messaggio, l’insegnamento della “Grande Opera”.
La speranza che può nutrire chi ha dedicato tutta la vita alla ricerca esoterica, all’alchimia, consiste nella conservazione di questo insegnamento, resti come un faro ad illuminare la via a quei pochi che la cercano.
Impegnamoci perché la fiaccola rimanga accesa, se l’alchimista, l’iniziato, riuscirà a realizzare “ la Rubedo ” in lui prevarrà la Luce sulle tenebre e pur restando ben saldo sulla terra pronto ad operare per il bene dell’umanità, in lui si determinerà un nuovo stato di coscienza dove non esiste più il tempo e lo spazio, dove il tutto si condensa nell’Uno e come promette Ermete, l’iniziato potrà “ricevere la forza dalle cose superiori e dalle cose inferiori”. “Per le meraviglie di una Cosa unica”.
Fonti: wikipedia
duepassinelmistero.com
Complimenti caro Fratello, i tuoi pensieri mi hanno meravigliato per la saggezza di vita data la tua giovane eta’. Ho trovato molti concetti che e’ difficile trovare specialmente nei giovani. Io ho insegnato a Cassino e Pontecorvo Sistemi Elettronici nei due ITIS chissa’ se non ci siamo incontrati.
TFA e so che tu capisci questo acronimo.
Sembra che Ermete Trismegisto e Thot non siano la stessa persona. I testi sono diversi. Thot è antecedente, viveva ad Atlantide e ne narra l’affondamento, dopodiché viene mandato in Egitto per salvarsi e costruire la più grande piramide, dove nasconde le tavole, dalle quali Ermete sicuramente ha bevuto la saggezza che l’hanno inspirato.